A poco meno di 47 km dal nostro agriturismo c’è uno dei borghi più belli d’Italia.
È Civita, frazione del Comune di Bagnoregio, un piccolo borgo medioevale arroccato sopra un’isolata collina di roccia tufacea, sul quale il tempo sembra essersi fermato all’epoca dell’alto medioevo. Guardando Civita dal belvedere di Bagnoregio è quindi probabile che avrete l’impressione di fare il classico tuffo nel passato, anche se in effetti si tratterà di un passato che non vi appartiene personalmente, ma del quale abbiamo tutti una sorta di memoria collettiva.
Partendo dal nostro agriturismo si arriva a Civita di Bagnoregio in un’ora di macchina.
Veduta panoramica di Civita di Bagnoregio, dal belvedere di Bagnoregio.
Questo piccolissimo borgo, che ad agosto del 2017 contava solo 7 abitanti con residenza stabile, è talmente bello e affascinante da essere visitato ogni anno da centinaia di migliaia di turisti, provenienti non soltanto da tutta Italia, ma da tutto il mondo. Nel 2016 le visite turistiche hanno toccato 740.000 presenze e nel 2017 hanno raggiunto quota 850.000. Stiamo quindi parlando di un luogo che i maggiori tour operator mondiali inseriscono nei pacchetti turistici di chi vuole visitare l’Italia centrale ed il Lazio.
Civita di Bagnoregio si trova nella parte settentrionale della Provincia di Viterbo, sul versante orientale dei Monti Volsini, a circa 15 km dal Lago di Bolsena e a meno di 8 km dal confine con l’Umbria. Tutta l’area è anche conosciuta come Alto Lazio o Alta Tuscia. Una terra ricca di storia, a partire da quella che 2.800 anni fa ebbe in scena i suoi primi importanti attori, gli Etruschi.
Per arrivare a Civita è necessario arrivare prima a Bagnoregio, e da qui procedere a piedi lungo l’unico accesso che collega Civita al resto del mondo, un ponte in cemento armato lungo 300 metri circa.
Prima di iniziare ad attraversare il ponte, e anche mentre lo si attraversa, si può ammirare Civita e il bellissimo paesaggio che la circonda, fatto di gole scavate da millenni di erosione dell’acqua, i calanchi, e ancora più oltre da rilievi montuosi preappenninici dell’Umbria e del Lazio. Guardando questo paesaggio, ed in particolare i calanchi, non sembra neanche di stare nel Lazio, ma in un luogo che richiama vagamente alcuni canyon americani, e questa sensazione diventa ancora più forte se invece di guardarli da lontano deciderete di attraversarli dedicandogli qualche ora di trekking.
Entrando poi a Civita, ci si immerge in vicoli e vicoletti fuori dal tempo. L’intero borgo è di per sé un’attrazione e la sua visita potrebbe limitarsi al solo passeggiare, rimanendo comunque pienamente soddisfatti di quello che appare davanti agli occhi. Ma se avete tempo da spendere, allora vi consigliamo i palazzi nobiliari dei Colesanti, dei Bocca e degli Alemanni, costruiti da importanti famiglie del viterbese nel corso del rinascimento, quando Civita non era ancora diventata il paese che muore. In particolare, all’interno del Palazzo degli Alemanni si può visitare il Museo geologico e delle frane, dove attraverso materiale informativo di natura geologica e sismologica, e reperti di natura archeologica, viene illustrata l’evoluzione e la geologia del territorio di Civita di Bagnoregio e della Valle dei Calanchi, i processi di instabilità in atto sui versanti, le opere di monitoraggio e di stabilizzazione, le frane storiche, la storia e la lotta di Civita per la sua sopravvivenza.
L’intero centro urbano è orientato in funzione della piazza principale di Civita, la piazza San Donato, dove si trova la chiesa principale del centro abitato, costruita sul sito di un antichissimo tempio etrusco. La chiesa è un magnifico esempio di architettura cinquecentesca viterbese e al suo interno si può ammirare uno splendido crocifisso in legno realizzato alla fine del XVI secolo.
Infine, non potete perdervi il panorama che si può ammirare sul lato apposto da dove siete entrati. Qui troverete infatti in un piccolo giardino, delimitato da una ringhiera e colonnine di mattoni, dal quale lo sguardo potrà nuovamente perdersi sulla Valle dei Calanchi, sul viterbese e sulla confinante Umbria.
Tutto questo rimase inalterato nel tempo fino alle 10:00 del 7 giugno del 1695, quando si verificò una prima scossa di terremoto, seguita poi da una sequenza sismica di scosse più o meno violente che si protrassero fino al 22 giugno, per poi ripetersi nei giorni 5, 7 e 15 del mese successivo. Durante questo lungo sciame sismico ci fu una serie di scosse, violentissime, verificatesi tra le 02:20 e le 09:20 dell’11 giungo, la più forte delle quali fu probabilmente determinante per far collassare la parte centrale dell’altopiano dove si trovava Balneum Regis, nel frattempo divenuta Bagnorea.
Le conseguenze del sisma furono gravi anche per il vicino Montefiascone, situato sui rilievi che circondano il Lago di Bolsena, a circa 12 km di distanza, in linea d’aria, da Bagnoregio, e per dare un’idea della violenza di quella scosse è sufficiente dire che l’11 giugno del 1965 si verificò nel lago un’onda anomala di circa 3 o 4 metri di altezza, che penetrò sulle sponde opposte del lago per quasi 3 km.
L’11 giungo del 1695 Bagnorea cessò di essere la prosperosa cittadina di un tempo e si trasformò nell’isolata contrada di Civita (parzialmente distrutta e arroccata sull’estremità di un altopiano che ormai non esisteva più), e nell’altra sopravvissuta contrada di Rota. Nel tempo quest’ultima prese il nome della cittadina a cui apparteneva e diventò un Comune. Civita rimase con il suo nome, per diventare poi una frazione di Bagnoregio.
Civita di Bagnoregio è anche conosciuta come il paese che muore, o anche, con un sostantivo più enfatico, la città che muore.
L’appellativo è stato utilizzato per la prima volta nel 1967 da Bonaventura Tecchi, un importante scrittore e saggista originario di Bagnoregio, che lo inserì nel suo romanzo Antica Terra, dedicato alla Tuscia viterbese. L’importanza e la fama di questo scrittore, morto nel 1968, era tale che questo malinconico e triste appellativo di Civita è diventato talmente rappresentativo da essere inserito persino nei segnali stradali che s’incontrano mano a mano che ci si avvicina al borgo, ed in genere è usato anche dalle agenzie turistiche.
Una delle due ragioni che hanno generato questa definizione è il fatto che la collina di roccia tufacea sulla quale si trova Civita è particolarmente esposto all’azione erosiva degli agenti atmosferici, ed inoltre le sue pareti hanno sofferto gli attacchi di altre scosse di terremoto, verificatesi soprattutto nel 1738, 1743 e 1764. A tutto ciò si aggiunge che il colle tufaceo poggia su uno strato argilloso ugualmente instabile e soggetto all’erosione di vento, pioggia, e di due torrenti che scorrono alla sua base, e anche questo ha contribuito e contribuirà a far franare la sua roccia. C’è anche da dire che l’instabilità dello strato argilloso è stata gravemente accentuata durante il Medioevo, a causa del disboscamento di tutta l’area per intensificare un uso agricolo del territorio; a causa dei mancati lavori per il contenimento e controllo delle acque dei due torrenti; ed infine a causa e dei mancati lavori di canalizzazione dell’acqua piovana. Tutti accorgimenti che gli Etruschi prima, e Romani poi, avevano invece posto in essere.
L’altra ragione del triste appellativo di paese che muore risiedeva nel progressivo svuotarsi del borgo, che iniziò a verificarsi proprio a causa del terremoto del 1695 e del collasso dell’altopiano, e dei successivi terremoti che contribuirono a far crollare altre abitazioni, a rendere poco sicure quelle che rimanevano, e far franare porzioni di roccia dalla collina di tuffo che sorreggeva tutto.
Nel tempo è stato tentato più volte di eliminare l’isolamento di Civita con ponti di varia fattura, ogni volta crollati a causa di terremoti e frane. L’isolamento divenne meno evidente con la costruzione di un ponte in muratura nel 19??, che fu però abbattuto dai tedeschi nel 1944 durante la seconda guerra mondiale. Il ponte attuale è stato costruito nel 19??, è in cemento armato, ed è costantemente monitorato.
Come detto sopra ad agosto del 2017 Civita di Bagnoregio contava soltanto 7 abitanti con residenza stabile, ma di fatto questo borgo è visitato da talmente tanti turisti che non può certo essere considerato ‘quasi’ senza anima viva, oltre al fatto che proprio grazie ai turisti nel paese hanno riaperto attività commerciale un tempo scomparse. Inoltre sono al vaglio dei progetti di tutela e nel 2017 è partito l’iter per la candidatura di Civita a Patrimonio dell’Unesco.
Elenco delle località, con ordine di distanza dal nostro agriturismo
Agriturismo nel Viterbese, nell’Alto Lazio, al confine con Toscana e Umbria. In località Trevinano, frazione di Acquapendente, nell’Alta Tuscia.
A pochi km di distanza dal nostro agriturismo ci sono un Bosco Monumentale, quattro Riserve Naturali, un Parco Regionale e il Lago di Bolsena. Alle bellezze naturali presenti nell’area si aggiungono inoltre borghi e cittadine ricche di storia e cultura e due necropoli etrusche. Non mancano infine feste e sagre di tradizione popolare.
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